Prima di noi

Scavi a Vione

Rinvenimenti degli anni Settanta nel centro storico di Vione, testimoniano come l’abitato esistesse già nel corso dell’altomedioevo. Il ricordo di un insediamento in questo luogo potrebbe essere alla base delle storie fiorite in età moderna circa il ruolo di roccaforte longobarda svolto da Vione nel corso della leggendaria conquista della Valle Camonica da parte di Carlo Magno.

Nel 1974, nel corso di lavori edili condotti nel centro storico di Vione, sono state intercettate alcune sepolture delimitate da muretti in lastre di pietra. La conoscenza di tale ritrovamento si deve al maestro Dino Marino Tognali di Vione che ha avuto il merito di aver intuito l’importanza del rinvenimento, ha raccolto i dati che oggi abbiamo a disposizione ed ha conservato alcuni degli oggetti rinvenuti all’interno delle sepolture. Gli oggetti di corredo venuti alla luce sono complessivamente tre, un coltellino in ferro e due fibule in lega di rame. Le due fibule, accessori utilizzati nel mondo femminile per trattenere e sostenere gli abiti, appartengono a due tipologie differenti. La prima, dalla forma allungata, si definisce “a staffa”, mentre la seconda, a profilo circolare, è denominata “a disco”.

La fibula a staffa ed il coltellino erano nella stessa tomba, dunque appartenevano alla medesima persona, mentre la fibula a disco era in una seconda sepoltura. Ad una tradizione locale rimandano sia la tipologia che la decorazione delle due fibule: la fibula a staffa infatti appartiene a un tipo definito “trentino” perché documentato in un ambito geografico ristretto, che segnala così le relazioni che intercorrevano tra le genti che abitavano questi territori alpini; mentre la fibula a disco, che presenta una tipologia che per la semplicità della forma è largamente attestata in tutta l’Italia nordorientale, suggerisce, per gusto e tecnica, una realizzazione anch’essa locale. La loro cronologia può essere fissata sulla base dei confronti e della tecnica di realizzazione tra il VII e l’VIII secolo d.C.

Nel 1977 il professor Mario Mirabella Roberti realizza un’ulteriore indagine nell’area limitrofa a quella dei precedenti ritrovamenti, che si rivela tuttavia infruttuosa quanto al rinvenimento di altri oggetti di corredo, ma molto importante per l’accurata documentazione archeologica delle sepolture emerse in questa occasione. Due tombe contenevano un solo scheletro, mentre nelle altre due vi erano stati inumati più individui. Dai dati raccolti da Mirabella e dai suoi studenti dell’Istituto di Archeologia dell’Università di Trieste, le tombe, tutte orientate E-W, erano costituite da strutture in lastre di pietra, entro le quali si trovavano adagiati spesso anche più di uno scheletro, a testimonianza del riuso frequente delle sepolture.

Prima di noi

Gli scavi di Mirabella Roberti

Nel luglio del 1977 il professor Mario Mirabella Roberti, con un gruppo di studenti dell’Università di Trieste, realizzò una prima campagna di ricerche storico-archeologiche a Vione. In quell’occasione, il sito di Tor dei Pagà fu oggetto di alcune operazioni di scavo non esaustive. La curiosità verso questo luogo nasceva proprio dal suo toponimo, letto come un riferimento ai longobardi pagani, e dalla leggenda seicentesca, che ambientava qui la battaglia tra le truppe di Carlo Magno ed i suoi ultimi oppositori.

Le ricerche intraprese negli anni Settanta avevano comunque permesso di individuare le strutture principali, di determinarne parzialmente la planimetria e di posizionarle topograficamente.
La suddivisione delle strutture che compongono la fortificazione di Tor dei Pagà e la loro denominazione derivano dalla planimetria realizzata dal geometra Ettore Coatti, allora Sindaco di Vione, e depositata presso gli archivi della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia (ATS) a Milano.

Le strutture erano state identificate con lettere dell’alfabeto ed interpretate per lo più come torri. La loro datazione appariva incerta, non essendosi trovati reperti datanti, anche se la lettura delle fonti consentiva di affermare che le strutture erano presenti almeno dal 1600, grazie alle testimonianze degli storici locali.

Nel dettaglio l’area comprende una conca erbosa naturale appena oltre il limitare del bosco di larici. Lungo la cresta rocciosa discendente dalla cima del monte Bles, su due affioramenti rocciosi rilevati, trovano collocazione due strutture una poligonale E e una quadrata B, distanti tra loro e non collegate.
Nell’area circostante sono state messe in evidenza altre strutture: altri due altri edifici rettangolari, denominati D e F, e collocati in direzione nord-est e sud-ovest, poco a valle dell’edificio E.

Un’ultima struttura individuata negli anni Settanta, denominata A, trova collocazione entro uno stretto avvallamento naturale (Canalì de la Tòr) che si incontra subito a est. Con la lettera C veniva infine indicato un’irregolarità del terreno di andamento circolare e sopraelevata, posta al centro della conca erbosa a valle delle strutture principali (Sagrà dei Pagà).